Nella segregazione da coronavirus siamo stati abituati a slogan imperativi: “#iorestoacasa”, “siamo in guerra”, “andrà tutto bene”… Poco importa che l’emergenza covid-19 abbia, in realtà, quasi nulla in comune con la guerra o con epidemie ben più gravi come la peste indiana (decessi 12,5 mln) o l’influenza spagnola (decessi 50 mln). In compenso la storia ci ricorda che la radio è stata nostra compagna d’arme, prima nelle grandi guerre, poi nelle estenuanti catastrofi ambientali. Oggi scopriamo nuovamente il suo valore, sia come efficace mezzo di comunicazione, che come fidata “amica di divano”. In fin dei conti questa “guerra” si combatte proprio da lì, dal divano.

Eppure solo un mese fa si credeva in un tracollo radiofonico a causa dell’abbassamento del drive-time. L’ascolto radio ha, da sempre, dato il suo massimo nei tragitti lavoro-casa, concentrando il picco di utenza nelle fasce 6-9 e 17-19. Con l’inizio del lockdown si sono registrati evidenti cali di ascolto paralleli agli orari di spostamento lavorativo. Secondo GFK, una diminuzione totale del 17%, anche se, l’80% di chi ascoltava radio ha continuato a sintonizzarsi attraverso modalità e fasce orarie diverse.

Lo studio di GFK, svolto per Tavolo Editori Radio (TER), si pone l’obiettivo di sondare le nuove abitudine radiofoniche post introduzione delle misure restrittive. 

Citando GFK, il famoso drive-time è mutato nel sofà-time. Gli italiani che non usufruiscono più del mezzo fm dalle proprie auto, calo stimato del 24%, si sintonizzano invece entro le mura domestiche con aumenti che vanno oltre il 30%. Un dato molto positivo, specialmente se accostato al tempo di fruizione medio che nel 38% dei casi rimane invariato, ma per il 33,5% aumenta leggermente. Un fenomeno che è conseguenza naturale del nuovo stile di vita casalingo degli ascoltatori. La radio continua a fare da background, accompagna gli italiani nelle attività quotidiane che con il lockdown sono fra le più disparate. La percentuale di chi ascolta radio durante i workout casalinghi è aumentata del 5,3%, mentre il sottofondo in smart working è salito dal 5% all’8%. Almeno il 22% del campione analizzato da GFK utilizza il mezzo radiofonico come strumento di relax e di comunione famigliare.

La radio, oltre a comunicare emozione e musica, trasmette benessere.

GFK è molto chiaro su questo punto: la radio è un mezzo intimo e famigliare. Non a caso il 62% degli italiani la percepisce come “un’amica, sempre vicina e a supporto”, per il 59% dell’utenza è fonte di relax, allegria ed emozione. Aumenta del 33%, invece, la percentuale di chi sente la radio come un mezzo per migliorare l’umore. Un mezzo amichevole e affidabile anche sul piano informativo: i radio giornali segnano il più basso condizionamento di fake news, solo il 14% rispetto al 73% dei social e al 57% del settore televisivo.

Podcast in quarantena? C’è l’imbarazzo della scelta! 

C’è chi ascolta la cara radio fm e chi preferisce contenuti specifici. Secondo Voxnest, negli ultimi tre mesi, l’ascolto di podcast ha subito una flessione positiva del 50%. Un fenomeno che non si ferma solo agli ascoltatori. Nel lockdown si è registrato un boom produttivo di podcasting, sia da famosi produttori che dalle “nuove leve”, in aumento del 200%. Gli italiani sono interessati a contenuti generici su tempo libero (+700%), argomenti culturali (+600%), arte e libri (+500% e +400%).

In conclusione…

La quarantena premia senza dubbio quei mezzi che entrano nella vita dell’utente senza assorbirne completamente l’attenzione. E soprattutto, senza rubare quella poca libertà che rimane agli italiani.